Quando mi sento bene e di buon umore, o quando vado in carrozza o faccio una passeggiata dopo un buon pasto, o di notte quando non riesco a dormire, i pensieri si affollano nella mia mente quanti ne posso desiderare. Da dove e come vengono? Non lo so e non ho nulla a che farci. Quelli che mi piacciono li tengo in testa e li canticchio a bocca chiusa. Una volta che ho il tema arriva un'altra melodia, che si collega con la prima in conformità con le esigenze della composizione nel suo complesso. Poi la mia anima si accende col fuoco dell'ispirazione. L'opera cresce, io continuo a espanderla, concependola in modo sempre più chiaro finché ho l'intera composizione compiuta nella mia testa. Allora la mia mente la coglie nel suo insieme come uno sguardo del mio occhio comprende un bel quadro o una bella giovane. Essa non mi viene successivamente, con varie parti elaborate nei particolari, come verranno in seguito, ma la mia immaginazione me la fa udire nella sua interezza. W.A.Mozart (cit.da Jacques Hadamard, La psicologia dell'invenzione in campo matematico)
L'ottimo mondo possibile. Le composizioni mozartiane sembrano brillare di luce divina, ma i tratti creativi qui delineati dal genio salisburghese non si differenziano poi tanto da quelli propri di ogni invenzione umana. Attenzione, dunque, al fatto che qualunque creazione artistica procede da un tormento psicologico senza il quale non sarebbero rintracciabili le caratteristiche di originalità. Due processi si rincorrono e si integrano a vicenda: uno di costruzione e uno di rifiuto. Lo stesso accade con le visioni oniriche, che di rado sopravvivono una volta che si raggiunge lo stato di veglia. La costruzione sembra inconscia ("non ho nulla a che farci"), mentre il gusto estetico diventa metro fondamentale del giudizio cosciente ("quelli che mi piacciono li tengo in testa"). Questo giudizio - o rifiuto del sogno - lascia sopravvivere solo le idee che avranno possibilità di raggiungere la realizzazione materiale. Notevole è la visione di globalità ("...nella sua interezza"). L'opera già esiste e deve soltanto essere plasmata, sublime risultato del connubio tra perfezione stilistica e tumulto poetico dell'animo.
3 commenti:
Quando mi sento bene e di buon umore, o quando vado in carrozza o faccio una passeggiata dopo un buon pasto, o di notte quando non riesco a dormire, i pensieri si affollano nella mia mente quanti ne posso desiderare. Da dove e come vengono? Non lo so e non ho nulla a che farci. Quelli che mi piacciono li tengo in testa e li canticchio a bocca chiusa. Una volta che ho il tema arriva un'altra melodia, che si collega con la prima in conformità con le esigenze della composizione nel suo complesso. Poi la mia anima si accende col fuoco dell'ispirazione. L'opera cresce, io continuo a espanderla, concependola in modo sempre più chiaro finché ho l'intera composizione compiuta nella mia testa. Allora la mia mente la coglie nel suo insieme come uno sguardo del mio occhio comprende un bel quadro o una bella giovane. Essa non mi viene successivamente, con varie parti elaborate nei particolari, come verranno in seguito, ma la mia immaginazione me la fa udire nella sua interezza.
W.A.Mozart (cit.da Jacques Hadamard, La psicologia dell'invenzione in campo matematico)
Questo è un vivere sublime. Bello.
L'ottimo mondo possibile. Le composizioni mozartiane sembrano brillare di luce divina, ma i tratti creativi qui delineati dal genio salisburghese non si differenziano poi tanto da quelli propri di ogni invenzione umana. Attenzione, dunque, al fatto che qualunque creazione artistica procede da un tormento psicologico senza il quale non sarebbero rintracciabili le caratteristiche di originalità. Due processi si rincorrono e si integrano a vicenda: uno di costruzione e uno di rifiuto. Lo stesso accade con le visioni oniriche, che di rado sopravvivono una volta che si raggiunge lo stato di veglia. La costruzione sembra inconscia ("non ho nulla a che farci"), mentre il gusto estetico diventa metro fondamentale del giudizio cosciente ("quelli che mi piacciono li tengo in testa"). Questo giudizio - o rifiuto del sogno - lascia sopravvivere solo le idee che avranno possibilità di raggiungere la realizzazione materiale. Notevole è la visione di globalità ("...nella sua interezza"). L'opera già esiste e deve soltanto essere plasmata, sublime risultato del connubio tra perfezione stilistica e tumulto poetico dell'animo.
Posta un commento