E' una bella metafora, infatti. La risposta ovvia è "no!", che il cinema non salverà il mondo. Ma ciò che è ovvio non sempre risponde a verità e infatti al cinema in questo film - che del cinema è un'esaltazione - viene attribuito un significato salvifico. Come atto d'amore per la settima arte, alla base c'è l'idea che il cinema è "tutto", è regolatore del tempo e della morte (esempio: il soldato Zoller giace morto nella cabina di proiezione mentre nella sala è protagonista del film da lui interpretato, che lo mostra ancora vivo), è un'entità superiore alla realtà, che addirittura cambia il corso degli eventi storici. Nello sviluppo della vicenda ciò si realizza con l'attentato, che avviene nel cinema (che si immola, in un incendio purificatore) e attraverso il cinema (mediante le pellicole di nitrato di argento), per realizzare la vendetta, affermando così la sua forza immaginifica e insieme l'impotenza nella sfera del reale. E' un film che abbatte letteralmente tutto il Terzo Reich, realizzando così la fine anticipata della guerra, ma solo per consegnare il mondo ad altri "basterds" (il titolo è volutamente storpiato) quali sono Aldo e Hans. Su questo tono si sviluppa tutto il film, fatto di passaggi in cui la tensione convive con situazioni a tratti demenziali, dove l'epica del racconto è continuamente demitizzata. I temi caratteristici del cinema tarantiniano ci sono tutti (senza considerare le infinite citazioni, che ognuno può divertirsi a riconoscere) e ne cito solo alcuni. La divisa: i gangster di Tarantino hanno sempre una divisa e a maggior ragione ce l'hanno i soldati in una caratterizzazione bellica; perderla significherebbe scendere di grado e infatti Aldo non ammette che dopo la fine della guerra la si debba togliere. La divisa caratterizza i diversi schieramenti, comunque criminali e sempre capaci di esplodere in attimi di follia (ad esempio situazione mexican standoff nella locanda). La redenzione del criminale (esempio noto è Samuel L. Jackson in Pulp Fiction che vuole diventare asceta): in questo caso il colonnello Landa si redime modificando la storia e si merita la libertà andando a vivere nell'isola di Nantucket (omaggio a Melville). Tutto ciò è un continuo spiazzamento per lo spettatore, che è comunque avvisato fin dall'inizio con la didascalia (ce ne sono spesso nel prosieguo) "C'era una volta", che introduce il tema favolistico che avrà il racconto.
Visto lunedì al Cytiplex, voto ****: grande film ma, a dispetto della battuta finale, non il capolavoro. Da brividi il dialogo del primo capitolo e il superbo finale. Nella parte centrale una scena su tutte: la vestizione di Shosanna, che si segna di rosso guerresco a premonire l'incendiario finale, sulle note di "Cat People (Putting Out Fire)".
2 commenti:
Per ora sappiamo solo che il cinema salva il mondo al cinema ^_^
E' una bella metafora, infatti.
La risposta ovvia è "no!", che il cinema non salverà il mondo. Ma ciò che è ovvio non sempre risponde a verità e infatti al cinema in questo film - che del
cinema è un'esaltazione - viene attribuito un significato salvifico. Come atto d'amore per la settima arte, alla base c'è l'idea che il cinema è "tutto", è regolatore del tempo e della morte
(esempio: il soldato Zoller giace morto nella cabina di proiezione mentre nella sala è protagonista del film da lui interpretato, che lo mostra ancora vivo), è un'entità superiore alla realtà, che addirittura cambia il corso degli eventi storici. Nello sviluppo della vicenda ciò si realizza con l'attentato, che avviene nel cinema (che si immola, in un incendio purificatore) e attraverso il cinema (mediante le pellicole di nitrato di argento), per realizzare la vendetta, affermando così la sua forza immaginifica e insieme l'impotenza nella sfera del reale. E' un film che abbatte letteralmente tutto il Terzo Reich, realizzando così la fine anticipata della guerra, ma solo per consegnare il mondo ad altri "basterds" (il titolo è volutamente storpiato) quali
sono Aldo e Hans.
Su questo tono si sviluppa tutto il film, fatto di passaggi in cui la tensione convive con situazioni a tratti demenziali, dove l'epica del racconto è continuamente demitizzata.
I temi caratteristici del cinema tarantiniano ci sono tutti (senza considerare le infinite citazioni, che ognuno può divertirsi a riconoscere) e ne cito solo alcuni.
La divisa: i gangster di Tarantino hanno sempre una divisa e a maggior ragione ce l'hanno i soldati in una caratterizzazione bellica; perderla significherebbe scendere di grado e infatti Aldo non ammette che dopo la fine della guerra la si debba togliere. La divisa caratterizza i diversi schieramenti, comunque criminali e
sempre capaci di esplodere in attimi di follia (ad esempio situazione mexican standoff nella locanda). La redenzione del criminale (esempio noto è Samuel L. Jackson in Pulp Fiction che vuole diventare asceta): in questo caso il colonnello Landa si redime modificando la storia e si merita la libertà andando a vivere nell'isola di Nantucket (omaggio a Melville).
Tutto ciò è un continuo spiazzamento per lo spettatore, che è comunque avvisato fin dall'inizio con la didascalia (ce ne sono spesso nel prosieguo) "C'era una volta", che introduce il tema favolistico che avrà il racconto.
Visto lunedì al Cytiplex, voto ****: grande film ma, a dispetto della battuta finale, non il capolavoro. Da brividi il dialogo del primo capitolo e il superbo finale. Nella parte centrale una scena su tutte: la vestizione di Shosanna, che si segna di rosso guerresco a premonire l'incendiario finale, sulle
note di "Cat People (Putting Out Fire)".
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