Il giorno dopo, Alëša si stava recando all'ufficio dell'ingegnere capo quando incrociò Daniela nel corridoio. Notò il suo sguardo freddo che lo puntava e quando giunsero vicini lei lo fermò.
«Perché ce l'hai tanto con me?» gli chiese Daniela.
«Io ce l'ho con te? non ne ho motivo, non provo niente per te.»
«Ecco! non provi niente. Tu sei umano, puoi provare o non provare, puoi scegliere se farlo o no. A me questo non è concesso, io sono indifferente, posso solo subire passivamente i vostri capricci.»
Uno strascico di pensieri avvolse la mente di Alëša, mentre cercava di ricordare se avesse mai potuto scegliere.
«Se potessi diventare umana...» gli sussurrò Daniela nell'orecchio, le sue labbra erano umide e aperte e Alëša si sentiva in fiamme. Tese goffamente le braccia verso di lei, e Daniela gli si strinse contro senza opporre la minima resistenza. Poi avvicinò le labbra alle sue e lo baciò.
«Perché mi hai baciato?» le chiese.
«Ti vedevo infelice e mi andava di farti felice» gli rispose Daniela che, sciolto l'abbraccio, se ne andò continuando a percorrere il corridoio.
Ancora scosso da quel formidabile evento, Alëša raggiunse l'ufficio dell'ingegnere capo, ma fuori della porta vi trovò Sonja ad attenderlo.
«Che ci fai qui?» le chiese.
«Devo dirti una cosa. Ma prima raccontami, che ti è successo? Ti vedo scosso»
Alëša raccontò a Sonja per filo e per segno il sogno della notte appena trascorsa e di come il mattino avesse incrociato il ginoide appena conosciuto che, senza apparente motivo, lo aveva baciato. «Cosa significa 'ti vedevo infelice e volevo farti felice'?» domandò Alëša, ripetendo la frase pronunciata dal ginoide.
«Credo di poter capire” iniziò Sonja. «Il ginoide è vincolato nei suoi comportamenti dalle tre leggi della robotica, ed ha appena violato la terza per onorare la prima. Mi segui? La terza legge recita che un robot deve salvaguardare la propria esistenza, a meno che questa autodifesa non contrasti con la Prima o la Seconda Legge. Mentre per la prima legge un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.»
«Ma quale danno avrebbe potuto arrecarmi?» ribattè Alëša
«Pensaci bene e ribalta la situazione: non è forse un danno l'infelicità causata dall'altrui mancato intervento? Ti ha detto che ti vedeva infelice e quindi ha voluto renderti felice regalandoti un abbraccio ed un bacio, come manifestazione d'amore. Il suo amore fa felice l'essere umano, anche se ciò può andare a discapito della sua esistenza.»
«Perché dovrebbe andare a discapito della sua esistenza?» chiese Alëša.
«Si vede che sei proprio a digiuno, in materia. L'amore incontrollato è pericoloso, è una forza così devastante e incontrollabile che porta all'annichilimento di tutto il resto. Per altro verso, cedendo all'amore, il ginoide rinuncia alla salvaguardia della propria esistenza, per darsi alla persona amata» concluse Sonja.
«Ma pensa che storia!» proferì con aria ingenua Alëša. «Dunque il robot mi ama... ma è vero amore? Insomma, forse siamo fermi solo alla prima fase, all'innamoramento. Ma l'amore è un'altra cosa, giusto?»
«Sì, è vero, l'amore è un'altra cosa e se lo vorrete dovrete scoprirlo insieme. Ma... ricordi? Avevo una cosa da dirti»
«Ah, sì! E cos'è?» disse Alëša, emozionato per il timore della rivelazione che la sua amica stava per fargli e, conoscendola, aveva intuito dal suo tono che stava per dirgli qualcosa di importante e definitivo.
«Bè, cambio lavoro, mi trasferisco a Parigi. Ho ottenuto una risposta favorevole ad una domanda che inviai un po' di tempo fa. Sai, Parigi è la città che ho nel cuore, ed avrei una infinità di nuove opportunità, laggiù»
Alëša non sapeva cosa rispondere, ma era preparato al fatto che prima o poi la sua amica lo avrebbe lasciato. Monotonia e immobilità erano insopportabili per Sonja e prendere quella decisione interessante e ardita era la naturale espressione della sua indole coraggiosa, fino a quel momento fin troppo contratta. Sapeva che la sua vita non poteva essere circoscritta a un ambito ristretto, ma doveva spaziare su fronti a ben più ampio raggio. Sembrava possedere un'energia inesauribile.
«Allora dobbiamo salutarci. Parti subito?» le chiese Alëša non riuscendo a trattenere un tono triste nelle sue parole.
«Sì» gli rispose semplicemente, e si lanciò su di lui cingendolo in un abbraccio forte e sincero. Rimasero così stretti per qualche minuto ma poi, come tutte le cose, anche quell'abbraccio sfolgorante ebbe fine e le braccia lo sciolsero.
«Adieu, mon bon ami!» disse Sonja.
Alëša rispose. La sua voce assunse un tono lieve e due semplici parole gli scaturirono naturalmente dal cuore: «Adieu, chérie!»
Mentre si allontanavano guardandosi, Alëša le rivolse ancora la parola, con un accenno di speranza «Ma... è proprio un addio? Ci rivedremo, vero?»
«Sì, ci rivedremo. Da un'altra parte, in un altro mondo.» Rispose Sonja lanciandogli un ultimo bacio da lontano. Quando Alëša si volse ancora verso di lei, con l'affannosa incertezza simile a quella del bimbo che cerca la madre, per chiamarla e pronunciare ancora una volta il suo caro nome, Sonja era già sparita.
«Alëša!» Era la voce di Daniela. Alëša si voltò, mostrandole una sottile lacrima che gli rigava il viso. Lei non perse tempo nel rimproverarlo: «Per ben altre cose c'è da piangere, caro mio»
«Lo so, però, sai com'è... certamente mi mancherà»
«Perché ti mancherà?» Daniela replicava con sicurezza alle frasi incerte di Alëša, perse nell'emozione.
«Bè, vedi, lei è stata un'amica speciale. Mi mancherà la sua sagacia, il suo modo di farmi sembrare naturali situazioni che di primo acchito non riuscivo a vedere. Lei mi ha mostrato cose ed accompagnato in luoghi che nessun'altra persona mi aveva mai fatto raggiungere e io mi fidavo ciecamente di lei»
«Sì, lo sapevo, voi vi conoscete molto bene.»
«Non solo. Come mai Sonja ha abbandonato tutto, la sua casa e tutto il resto, per unirsi a me nella fuga? Come mai ha messo a repentaglio la sua vita per salvare la mia? E poi si è dedicata alla mia protezione con un'incredibile devozione. Tutto ciò, pur non essendo innamorata di me. So che lei è disposta a cambiare radicalmente la propria vita, in questo momento lo sta facendo di nuovo. Ma lo fa perché ne è convinta lei, senza che nessuno debba imporglielo. Lei è padrona della sua vita e del suo destino. E' sicura dei suoi sentimenti, mentre io lo sono molto meno.»
«Ti capisco, Sonja è stata per te un'amica meravigliosa.»
«Una volta mi disse che credeva nell'amicizia e da quel momento decidemmo di essere amici per sempre. Io tengo alla sua amicizia più di ogni altra cosa al mondo”
«Anche io tengo a te, Alëša. Mi piaci così come sei.»
«Perché ti piaccio? Perché sono umano? Non potrai mai diventare umana, anche se ti unisci a me.»
«Non voglio te per farmi diventare umana, voglio stare con te perché immagino che mi farai star bene»
«Ma se mi conosci appena!»
«Ti conosco abbastanza, in un certo senso. Più di quanto pensi»
«Allora è vero? Mi vuoi per come sono?»
«Ti è piaciuto quando ti ho baciato?»
«Sì, certo, è stato bello. Perché l'hai fatto?»
«Te l'ho detto. Perché ne avevi bisogno. Hai mai chiesto di essere baciato?»
«Sì» rispose
«In quali momenti?»
«Di solito, quando le parole erano finite»
«E avevi paura del silenzio?»
«No! Consideravo che, se stavamo bene nel silenzio, baciarsi sarebbe stata la logica conseguenza»
«Non stavi bene sempre, però»
«Certo che no! Non ho mai pensato che sarei piaciuto così tanto a una donna perché mi potesse baciare a quel modo. Però spesso l'ho desiderato»
«E quel desiderio di intimità, lo hai mai provato con una persona in particolare? Insomma, hai mai sentito dentro di te l'amore?»
«Non lo so. Non so se quello che sentivo era amore»
«Anch'io non lo so. Non so se la parte di programma che ho dentro è amore. Posso solo immaginare cosa l'amore sia. Vedi? Non siamo poi tanto diversi, noi due»
Alëša cercò di pensare con razionalità, ma stavolta non gli riusciva bene come al solito. Ci rinunciò: era qualcosa che voleva al di là di ogni considerazione razionale e riuscì a trovar fede in ciò che non poteva vedere. Alzò la testa e cominciò: «Daniela...» il silenzio durò per qualche secondo e poi sussurrò: «Non importa»
La cinse con le braccia e accostò la testa alla sua, lentamente, quasi aspettando che potesse ritrarsi, ma Daniela non si mosse. Allora lui la baciò con un bacio lungo e appassionato, e di colpo le braccia di Daniela lo strinsero. Poi, quando si staccarono, lei lo guardò con un sorriso negli occhi e disse: «Baciami ancora, Alëša.»
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2 commenti:
Sai che ti leggo sempre molto volentieri... Il bacio è diventato una piccola ossessione, ma attento, non sempre il bacio procede dall'amore: eros, gusto ed edonismo... Ma gli androidi sanno concepire il bello (???) ...
A'la prochaine fois mon bon ami.
EvaFutura
Grazie, è un piacere scrivere sapendo che leggi, e poi con tale assiduità. Però... domandine niente male... Se gli androidi sanno concepire il bello? contavo su di te per trovare risposta, confido infatti che tu abbia ben presente quale sia la mia fonte di riferimento per questi pensieri. Anch'io attendo sempre di leggere i tuoi aggiornamenti, quando non i graditissimi commenti. Svilupperò.
Per approfondire, può interessare questa rassegna filosofica, promossa dalla Biblioteca di Misano, che ha come tema la bellezza. "La bellezza salverà il mondo?"
http://www.biblioteca.misano.org/ciclo.htm?ciclo=18
... au revoir
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