venerdì 6 gennaio 2012

Discorso sulle relazioni

In una scena di "A dangerous method", film del 2011 diretto da David Cronenberg, Carl Gustav Jung e l'allora sua paziente Sabine Spielrein si confidano di amare Wagner e in particolare il mito dell'Anello del Nibelungo. Il mito e la realtà si intrecciano in quanto Sabine, che ha subito la violenza paterna, parte dalla vicenda di Siegmund e dall'amore incestuoso che lo unisce alla sorella Sieglinde per delineare la sua teoria psicanalitica e provare che dal negativo, perfino da un incesto, può nascere il positivo e che la sessualità è una sublimazione, un annullamento, una distruzione di sé nell'altro. Per questo amore e morte sono collegati, come spiegherà poi a Freud, che l'aiuterà a guarire dagli eccessi d'isteria, ma non dal dolore provocato dall'amore impossibile tra lei e Jung. Si può considerare una ulteriore coincidenza il nome del padre della psicanalisi, Sigmund, che somiglia al protagonista del secondo dramma della tetralogia. Anche quello tra Siegmund e Sieglinde, per quanto appaia purissimo, così com'è sublimato dalle note di Wagner, è un amore che non ha scampo. La concezione dell'amore fatale è tipica del mondo occidentale: dalle tematiche dell'amor cortese, la teoria del fol'amor (amore-passione) è stata trattata a più riprese, passando per i romantici e fino ai giorni nostri. Ciò che inizialmente appare l'incarnazione di un amore ideale va poi a inscenare situazioni che rendono impossibile il suo sostenimento, andando a sfociare in una condanna all'infelicità per i due amanti (esempi possono essere quello di Romeo e Giulietta, o quello di Tristano e Isotta, anch'esso musicato magistralmente da Wagner e, a proposito, qui di seguito il "Liebestod", canto d'amore e morte, climax dell'opera.



A questa visione sembra estranea la concezione dell'amore nel resto del mondo, specialmente quella orientale, che si propone di vivere l'amore liberamente. Ma leggendo il brano di Osho riportato di seguito, ci si accorge come la teoria dell'annullamento del sé nell'altro, e quindi della morte nell'amore, sia presente anche nella cultura orientale.

"Il Tantra invece afferma che il sesso offre un istante di assenza dell'ego, di assenza di tempo, un istante di meditazione...E' una sorta di fusione con l'altro, di pacificazione nell'essere dell'altro. E questo è un bagliore di Dio: il Tantra è la via naturale verso Dio, è la normale via che conduce a Dio. La meta è divenire *follemente folli*, sino a fondersi con la Natura suprema: la Donna scompare in quanto donna e diviene una soglia sull'assoluto, l'Uomo scompare in quanto uomo e diviene una soglia sull'assoluto."
Osho, da "L'amore nel Tantra"

Tornando al mito di Edipo, anch'esso come noto legato alla psicanalisi, si riparte dal concetto di identità. La razionalità di Edipo ha sconfitto la Sfinge che simbolizza - ricordiamo - il principio femminile, l'amore primordiale, dal linguaggio enigmatico perché puramente sessuale. Sciogliendo l'enigma della Sfinge, Edipo ha superato i vincoli della natura, emergendo come essere autocosciente e separando il singolo dal tutto. Come si sa, nel prosieguo della tragedia egli sperimenterà su se stesso l'esito catastrofico di tale atto di arroganza e non saprà più chi è, divenendo figlio, marito e padre nello stesso tempo. Nella visione di Nietzsche (La nascita della tragedia dallo spirito della musica, 1872), è vero che Edipo distrugge ogni legge naturale e morale, ma "da questo suo agire viene tracciato un superiore magico cerchio di effetti, che fondano un nuovo mondo sulle rovine di quello vecchio crollato", e ciò per l'equilibrio dialettico, che è presente nello spirito greco, tra "apollineo" e "dionisiaco"(1) (per Freud potrebbero chiamarsi "Io" ed "Es"). La morte della Sfinge può essere vista come la sconfitta dello spirito misterioso dell'Oriente per mano della razionalità occidentale (L'opera "Oidípus týrannos" è scritta da Sofocle tra il 430 e il 420 a.C. circa, dunque successivamente alle guerre persiane).
Questo eccesso razionalistico però (sempre secondo Nietzsche) avrebbe portato a una degenerazione della nostra società, della sua capacità creativa, del suo rapporto con la conoscenza e con la vita; l'auspicio (in conclusione del testo, che è la prima opera matura del filosofo di Röcken) è un rinnovamento dello spirito europeo tramite la rinascita dello spirito dionisiaco nella musica tedesca, in particolare quella di Wagner.(2)
Il cerchio si chiude: la musica, un pensiero meditativo e uno sguardo attento alla psicanalisi fanno pensare che questo spirito perduto si possa "portare in Occidente" una volta liberatisi dei tabù imposti dalla morale borghese o dalla religione.

Non mi si dica ora che pretendo di ribaltare la storia, né è mio intendimento rinunciare alla ragione. La stessa preponderanza dell'ego sull'inconscio non deve essere soggiogata. Una corretta interpretazione Zen del brano di Osho risolve che non si deve annullare qualcosa, ma vivificare il tutto, cambiando prospettiva di vita, dalla visione riduttiva del nostro ego a una visione universale, che porta a vivere ogni cosa della vita con un'intensità sempre crescente.

1 - Spirito apollineo e spirito dionisiaco sono concetti introdotti da Nietzsche ne "La nascita della tragedia", come antitesi tra Apollo e Dioniso. Mentre il primo indica la "ratio" umana che porta equilibrio nell'uomo, che è capace di concepire l'essenza del mondo come ordine e che lo spinge a produrre forme armoniose rassicuranti e razionali, il riferimento a Dioniso è relativo alla immagine mitologica dell'impulso vitale, della creatività, del desiderio colto nel suo aspetto più produttivo e pre-razionale. Il confronto dialettico tra i due spiriti fa sì che la bellezza delle forme classiche sia la reazione alla virilità del dionisiaco pago di sé, ciò che permise all'uomo greco, fondamentalmente pessimista, di sopportare l'esistenza.

2 - «Amici miei, voi che credete nella musica dionisiaca, sapete anche che cosa significhi per noi la tragedia. In essa noi abbiamo, rinato dalla musica, il mito tragico — e in questo potete sperare tutto e dimenticare ciò che è più doloroso!» (F. Nietzsche, La nascita della tragedia, ed. Adelphi - cap. 24)
Occorre precisare che l'iniziale ammirazione del filosofo per Wagner, confermata anche nel saggio "Richard Wagner a Bayereuth" del 1876, si tramuterà poi in avversione in quanto ravvisò, nell'opera del musicista, il tentativo di utilizzare la musica come "mezzo per raggiungere quello scopo più alto che era il dramma", privandola di quella pura manifestazione dello spirito dionisiaco e rivelando così nuovamente i sintomi della decadenza morale dell'Occidente.

Tu sei l'immagine che in me nascondevo.



Nel ruscello io scorsi
la mia propria immagine
ed ora nuovamente la scorgo:
come un giorno ella emerse dallo stagno,
così tu oggi l'immagine mia rimandi!

R.Wagner, "Die Walküre", Atto I scena 3^, Sieglinde a Siegmund