lunedì 24 ottobre 2011

Valhalla rising



"In principio c'era solo l'uomo e la natura"

1 commento:

Fabio ha detto...

La Natura non è pacifica e ben lo sapeva un popolo avvezzo a viverci a stretto contatto, come i Vichinghi.
Le brumose colline nordiche e i boschi rigogliosi del Nuovo Mondo regalano le vedute impagabili ritratte dalla bella fotografia di "Valhalla rising" (produzione danese del 2009 per la regia di Nicolas Winding Refn), ma basta poco a scoprire la componente ostile celata sotto un paesaggio ameno. La rappresentazione più selvaggia degli elementi naturali è incarnata da un uomo (schiavo, poi guerriero e, forse, dio) che, nell'attraversare tutte le essenze della sua polivalente natura, dapprima fa strage dei suoi aguzzini che lo tenevano prigioniero e poi si unisce a un gruppo di crociati, attirati verso la Terra Santa dalla sete di potere e ricchezza, ma solo per condurli verso un tragico destino.
Considerato dagli altri uomini alla stregua di un demonio, lui, One-eye, è un vero e proprio totem della Natura; possiede un unico occhio, al pari di Odino, e ha il dono della preveggenza, che gli assilla il sonno in visioni di morte e orridi stralci di futuro. La stessa suddivisione in capitoli parla un linguaggio dai toni apocalittici (Ira, Terra Santa, Uomini di Dio, Inferno). Piuttosto che appellarsi ad un carattere di storicità, il film è attraversato da una componente fantascientifica, rappresentata dalla religione, che muta da un paganesimo sanguinario, in rapido declino, ad un cristianesimo in ascesa, che unisce il gruppo nella superstizione e lo strumentalizza in una volontà di dominio. Il viaggio per mare avvolto in una nebbia impenetrabile rimanda ad un senso di offuscamento della ragione a cui diventa necessario contrapporre un punto di vista umano, sintetizzato dall'ultima parte del percorso di One-eye. E così, mentre i crociati si perdono nel vano tentativo di convertire popolazioni selvagge, One Eye conclude il suo cammino, iniziato in una dimensione di bestialità, per arrivare all'intuizione consapevole della necessità del sacrificio, incarnando la vera pietas cristiana che gli altri vanno solo declamando.
Il regista, intervistato, ha detto che la stesura del soggetto è derivata da una idea di rivisitazione della scoperta dell'America da parte dei Vichinghi. La colonia del "Vinland" (Terranova) raggiunse dimensioni notevoli, grazie anche ad un clima favorevole, che nel periodo del primo insediamento (X - XI secolo) fu straordinariamente mite, ma con il passare del tempo le condizioni metereologiche dell'alto Atlantico peggiorarono e così i Vichinghi abbandonarono la zona senza lasciare traccia del loro passaggio. Un comportamento esemplare, che tanti altri avrebbero dovuto tenere.