venerdì 28 agosto 2009

DIFFERENTE E' LA REALTA' (II - Un mondo a parte)

«Ciao Sonja»
«Ciao Alëša»
Alëša si sedette alla sua scrivania, davanti al proprio computer. Il laboratorio della “Elettronica & Vita Adige s.p.a.”, dove i due lavoravano, era molto diverso dal luogo che li aveva visti incontrarsi: il palazzo della Capekprom. Si trattava di una piccola baita immersa nel verde delle Alpi orientali, e loro due erano gli unici residenti. Portavano avanti il lavoro in totale isolamento, lontano da occhi indiscreti, privo di qualsivoglia distrazione e nessuno avrebbe scommesso che in quel luogo si svolgeva la ricerca più all'avanguardia della tecnologia robotica europea. Per un ulteriore anno avevano lavorato alacremente allo sviluppo dei programmi necessari al funzionamento dei robot, una volta fallito il progetto della Capekprom. Alëša non avrebbe mai smesso di ringraziare la sua amica Sonja per come, durante l'assalto dei soldati alla fabbrica, lo svegliò nel cuore della notte per avvertirlo di ciò che stava succedendo, dandogli il tempo di scendere al centro ricerche e salvare il computer portatile in cui erano registrate le principali sequenze di programmazione a cui aveva lavorato. Gli sembrò incredibile, come lei potesse trovare la via di fuga più adatta, nel buio totale, eludendo la stretta sorveglianza che non doveva permettere a nessuno di uscire. Come riuscisse a resistere al gelido clima delle notti passate all'addiaccio, anzi adoperandosi pure a scaldare lui, con il calore del suo corpo, tenendolo abbracciato a sé. Sonja ebbe l'idea di raggiungere l'Italia, per continuare lì lo studio della scienza robotica a cui ritenevano dover impegnare a fondo la loro professionalità. Sonja gli aveva salvato la vita e a lei doveva la massima riconoscenza.
Anche in questa nuova dimensione lavorativa, Sonja non perdeva occasione per dimostrare la sua intelligenza finissima e una lucidità mentale senza eguali e i due, insieme, fornivano un contributo importantissimo nello sviluppo delle ricerche, coordinato in equipe con il centro robotico di Trento.
In quel periodo, però, Sonja gli appariva un po' distaccata, un po' presa da altre cose, non più propositiva nei suoi confronti come era abituato a conoscerla. Lei aveva cercato di insegnargli il linguaggio Prolog ma Alëša, per non smentirsi, per mai rinnegare quel suo stupido orgoglio maschile che lui stesso si riconosceva, aveva di propria iniziativa iniziato a studiare il Python, naturale evoluzione del Pascal nella programmazione strutturata.
«Che fai, Sonja?», le chiese Alëša mentre batteva velocemente le dita sulla tastiera.
«Sono in collegamento interfacciale sulla rete» gli rispose frettolosamente Sonja.
«Stai comunicando?»
«Sì, con il sistema informativo di Trento»
«Con un programmatore o con un robot?»
«Non puoi usare il termine 'robot' in un caso simile, Alëša. Quando si trova sulla rete, l'androide – termine più corretto – si spoglia della sua consistenza fisica e diventa un'entità elettronica. Sto appunto parlando con una di queste. Interessanti le conclusioni a cui riescono ad arrivare, sono dotate di finissima intelligenza artificiale»
“Un robot” pensava Alëša, “ma sarà di quelli capaci di innamorarsi?”.
Vivendo così isolato per tanto tempo, Alëša era diventato moderatamente restio ad ogni intrusione esterna nella sua vita costruita in siffatta totale tranquillità. Non era sempre stato così, anzi! Nonostante la sua naturale inclinazione alla riservatezza, era ben felice di lavorare in squadra con elevato spirito di collaborazione. Forse era Sonja quella che tendeva di più ad isolarsi e ora ,che stava passando tanto tempo insieme a lei, aveva assorbito caratteri della sua personalità. Non tutti però, che per certi aspetti Sonja gli appariva tanto lontana da lui. La conosceva abbastanza per capire che, in quel periodo, aveva altro a cui pensare, lontano, in un altro mondo. Già, perché a lui sembrava di vivere in un altro mondo, tanto distante dalla realtà quotidiana della maggior parte delle persone. Non più all'interno di una montagna, ma lungo soleggiati declivi, però sempre isolati dal mondo. Cambiava forse qualcosa? Qualcosa sì perché, non lavorando più in squadra, non avendo più tante occasioni di confronto, le sue geniali intuizioni si andavano smorzando. E ora, che nemmeno Sonja lo incoraggiava più tanto, lui si sentiva un genio incompleto.
Lo squillo del telefono modulare lo distolse da questi pensieri, che lui stesso riteneva pericolosi per la sua salute. Rituffarsi a pesce nel lavoro era l'unica soluzione che conosceva, in siffatti casi, e questo stava proprio succedendo ora che il direttore della produzione lo aveva invitato a presentarsi da solo presso gli uffici direttivi di Trento.

2 - continua

2 commenti:

Lenabuona ha detto...

Sciogli le giunture contratte, rilassa meglio il corpo del testo...
Adagia le membra dei personaggi su parole di piume.

EvaFutura

Fabio ha detto...

Già, dovrei meglio rendere l'atmosfera in cui sono immersi: non più quella asettica della prima parte, ma dai connotati più realistici, pur se ancora in isolamento. Il testo dovrebbe giustamente rilassarsi respirando l'aria montana del nuovo paesaggio. Però i personaggi, in questo momento, stanno vivendo una minima tensione e le parole che li guidano vanno in simile accordo.